Dott. Paolo Cristoforoni

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Incontinenza urinaria

L’involontaria perdita di urina durante l’esercizio fisico, oppure dopo un colpo di tosse, uno starnuto o una risata, è un problema piuttosto comune.

Altrettanto frequente è l’incrementata frequenza minzionale, con la percezione di un desiderio “imperioso” di urinare, fino alla vera e propria incontinenza se non soddisfatto.

La causa della maggiore prevalenza del disturbo nel sesso femminile è legata a ragioni anatomiche, per la minore lunghezza e curvatura dell’uretra (il canale che porta l’urina dalla vescica all’esterno) ma anche alle modificazioni di elasticità e tonicità dei tessuti legati alla gravidanza, al parto ed alla menopausa.

Il primo passo nella gestione dell’incontinenza urinaria è una diagnosi accurata. Il percorso diagnostico non può prescindere da una attenta raccolta dell’anamnesi personale e farmacologica, da una visita clinica ed uroginecologica accurata e da eventuali esami integrativi (ecografia perineale, prove urodinamiche) talvolta necessari per inquadrare casi complessi o già precedentemente trattati.

Le due tipologie più frequenti di incontinenza urinaria femminile sono l’incontinenza da sforzo (stress incontinence) e quella da urgenza (urge incontinence); frequente è la loro associazione, chiamata incontinenza di tipo misto.

Talvolta all’incontinenza urinaria si associa prolasso genitale, e le due patologie possono essere trattate consensualmente. In alcune occasioni, invece, l’incontinenza da sforzo viene gradualmente limitata e mascherata dal peggiorare del prolasso, che va a costituire un ostacolo anatomico al regolare deflusso dell’uretra, e si ripresenta (cosiddetta incontinenza latente) dopo la correzione chirurgica del prolasso.

Il trattamento dell’incontinenza varia evidentemente in base alla tipologia della stessa (da sforzo, da urgenza, mista, neurologica) e include terapie ormonali (soprattutto estriolo vaginale), riabilitative (ginnastica del pavimento pelvico, trattamenti fisici strumentali con laser, radiofrequenza, ossigeno e ialuronico), farmacologiche (duloxetina, anticolinergici, alcuni antidepressivi triciclici) e chirurgiche (mini invasive, come l’iniezione di bulking agents periuretrali o il posizionamento di benderelle tension-free in polipropilene), con accesso di regola vaginale.

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